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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum III,79
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originale
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[79] Sed hic quidem locus concludi iam potest. Nam si stultitia consensu omnium philosophorum maius est malum, quam si omnia mala et fortunae et corporis ex altera parte ponantur, sapientiam autem nemo adsequitur, in summis malis omnes sumus, quibus vos optume consultum a dis inmortalibus dicitis. Nam ut nihil interest, utrum nemo valeat an nemo possit valere, sic non intellego, quid intersit, utrum nemo sit sapiens an nemo esse possit. Ac nos quidem nimis multa de re apertissuma; Telamo autem uno versu totum locum conficit, cur di homines neglegant: 'Nam si curent, bene bonis sit, male malis; quod nunc abest.' Debebant illi quidem omnis bonos efficere, siquidem hominum generi consulebant;
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traduzione
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79. Ma questo argomento pu? ormai considerarsi concluso. Se infatti ? vero che la stoltezza, per concorde parete
dei filosofi, ? un male peggiore di tutti i mali della sorte e dei corpo messi insieme, e se ? vero che nessuno riesce a
raggiungere la saggezza, se ne deve concludere che noi tutti, che, a sentirvi, godremmo della protezione divina, siamo
immersi nei mali peggiori. Come ? cosa indifferente che nessuno sia in buona salute o che nessuno possa esserlo, cosi
non vedo che differenza vi sia fra il dire che nessuno ? sapiente e l'affermare che nessuno pu? esserlo.
Noi su un argomento pi? che evidente abbiamo speso troppe parole; Telamone invece con un sol verso chiarisce
nel modo pi? esauriente la prova che gli d?i si disinteressano dell'uomo:? Ma se si occupassero dell'uomo, male
andrebbe per i malvagi e bene per i buoni: ma ci? ? ben lungi dall'accadere ?. Se, gli d?i avessero voluto veramente
prendersi cura del genere umano avrebbero dovuto create gli uomini tutti buoni;
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